mercoledì 7 novembre 2012

I sassi

Io. Odio. I sassi.

Questo mi astio nei loro confronti non deriva tanto dal fatto che, nonostante abbia passato tutta, e sottolineo tutta, la giornata di ieri a studiare minerali, rocce e processi litogenetici, oggi sono entrato a scuola con l'intenzione di giustificarmi all'interrogazione, no. Quella più che altro è una conseguenza.
Il fatto è che, in tutta la mia carriera scolastica, non mi ero mai imbattuto in un argomento che mi interessasse meno dei sassi: cioè, ho reputato molto più stimolante e divertente il contare gli spaghetti che mi sono mangiato poco fa. Anche se mi sono fermato a cinque, lo ammetto.


Sento moltissimi studenti come me, ma soprattutto vedo molti link su facebook a riguardo, che si lamentano del fatto che, nella loro vita, non gli sarà di alcun aiuto il sapere trovare la X nelle equazioni. Ma si sbagliano, la matematica è importante, ti da quel modo di pensare e ragionare che non serve solo a trovarti le X, ti serve anche se fai, che ne so, il cuoco.
Altri si lamentano del latino perché è una lingua morta e non la parla più nessuno quando, senza rendersene conto, acquisiscono una padronanza dell'italiano che solo lo studio del latino può darti. Poi si iscrivono ai social network e scrivono frasi del tipo "O xso un'euro alla makkineta della squola", ma questo è un altro discorso.
Ecco, vorrei chiedere a questi futuri ministri dell'istruzione se hanno mai considerato l'utilità dello studio dei sassi. Perché quello, beh, sì che è un argomento inutile.

Perché in fondo la scienza è bella, è bello sapere che, mentre respiriamo, dentro di noi miliardi di globuli rossi trasportano a tutta velocità ossigeno e anidride carbonica col solo scopo di mantenerci in vita; è bello sapere che, mentre sono qui a scrivere, nello spazio migliaia di stelle nascono, esplodono, fanno cose fighe. 
Ieri, invece, cosa ho imparato? Che mentre sono qui, seduto alla mia scrivania, là fuori, ci sono dei sassi che fanno esattamente quello che facevano ieri, l'altro ieri e il giorno prima ancora: stanno fermi. Magari alcuni sprofondano sotto terra o si fondono per le alte temperature, ma sapere questo non costituisce, almeno per me, una benché minima svolta alla mia vita, perché persino questa loro infima attività è finalizzata a... produrre altri sassi.

Poi, beh, non è che la mia professoressa si sia mai messa d'impegno per trasmettermi la passione e l'interesse per degli agglomerati di atomi immobili e inutili. E non saprei dire se sia colpa sua, o dell'effettivo tasso di interesse rasente lo zero che il sapere la differenza tra un gabbro e un basalto può dare. 
L'altro giorno stava spiegando le rocce... metamorfiche? Boh, non è importante. Ad ogni modo, ad un certo punto, si è fermata a metà di una frase, ha abbassato lo sguardo ed è stata in silenzio per qualche secondo. Abbiamo temuto il peggio, ovvero che si fosse rivelata per quello che è in realtà, un sasso, esattamente come quelli fotografati sul nostro libro di testo. Per un attimo si è creduto, tra noi della classe, che il tecnico di laboratorio accorresse con delle batterie in mano, aprisse uno sportello sulla schiena dell'insegnante vegetale e ce le mettesse dentro. 
Poi, come per miracolo, si è riaccesa.
Il che non è necessariamente una bella cosa, a meno che tu non sia interessato alla spiegazione.

PS: Volevo caricare una bella immagine di un basalto, roccia effusiva basica per eccellenza (che bello dire parole a caso), visto che non mi piace fare un post di sole parole, mi sembra spoglio e senza vita, ma niente, persino Blogspot si rifiuta di accogliere tra i suoi dati un qualcosa di così noioso e inutile. O forse era un suggerimento: un post spoglio e senza vita riflette in questo caso l'argomento trattato.

(Il prossimo post è su TWD, è solo che farne così tanti uno dopo l'altro non mi piaceva, ho voluto staccare un po'. Un solo commento sulla puntata di lunedì, non spoileroso: yeah.)

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